Ci sono premi che fotografano una tendenza editoriale, altri che confermano un successo annunciato. E poi ce n’è uno, il Premio Bancarella, che da settantatré edizioni mette in luce un dato concreto: il libro premiato è quello che i librai hanno visto funzionare davvero, sul campo.
Il Bancarella 2025 è andato a Milena Palminteri per il suo esordio narrativo Come l’arancio amaro (Bompiani): un romanzo che ha già conquistato il pubblico e che continua a crescere anche grazie a un passaparola che — sì — spesso parte proprio dal banco di una libreria.
Il riconoscimento a una storia già forte
Il successo di Come l’arancio amaro non è una sorpresa dell’ultima ora. Il romanzo è stato a lungo in classifica e ha attirato l’attenzione di lettori, librai e operatori internazionali (è in corso di traduzione in 14 lingue).
E tuttavia, la vittoria al Bancarella aggiunge una cornice simbolica: è la conferma che questa storia ha saputo parlare a chi con le storie lavora ogni giorno. A chi le legge, le propone, le tiene vive nei luoghi in cui il libro è un oggetto di relazione reale.
In altre parole: il Bancarella, al netto delle sue dinamiche note agli addetti ai lavori, funziona perché ha una radice concreta. È il premio delle librerie che, pur con modalità diverse, restano il luogo in cui un libro viene messo alla prova per davvero.
Sabedda, Nardina, Carlotta: tre donne, molte domande
Il romanzo di Milena Palminteri si muove tra gli anni Venti e Sessanta del Novecento, in una Sicilia ricostruita in maniera vividissima, tra verità storica e immaginazione. Al centro, tre donne: Sabedda, giovane madre costretta a cedere la figlia per garantirle un futuro; Nardina, la donna borghese che cresce quella bambina come se fosse sua; e Carlotta, che da adulta si interroga sulle sue origini e sul senso di una vita vissuta all’ombra di un segreto.
Tre figure femminili diverse, unite da una stessa tensione: trovare il proprio posto nel mondo senza dover scendere a patti con le aspettative imposte. Il tutto raccontato con una lingua piena, materica, che non insegue mode, ma si impone con voce propria.
Come l’arancio amaro non è un romanzo che “funziona”, è un romanzo che resiste. E forse è proprio questo che le librerie hanno deciso di sostenere.
Un libro che si è fatto strada
A differenza di altri esordi — quelli che esplodono e svaniscono — il percorso di Milena Palminteri è stato solido. Il libro ha avuto visibilità, sì, ma ha anche avuto lettori. E il fatto che a premiarlo siano stati i librai (con 204 voti) non è un dettaglio.
Anche perché sono spesso proprio loro a distinguere tra i titoli spinti al limite della forzatura e libri che valgono davvero la pena.
E quando decidono di credere a un libro, lo fanno perché quel titolo ha restituito qualcosa anche a loro. Una voce, una forza, un sapore (di arancio amaro, magari) che resta nella memoria.
Pur tenendo conto delle dinamiche editoriali che talvolta lo attraversano, il Bancarella svetta tra i premi quando a vincere è un libro che sa convincere anche aldilà dei riflettori.
Librai e libraie, ancora una volta
La storia di Palminteri, nata da un fascicolo d’archivio e diventata romanzo dopo la pensione, parla di trasformazione e di ascolto. E forse è anche per questo che è riuscita a impiantare le sue radici nelle librerie: perché racconta vite che cambiano quando sembrava troppo tardi, e legami che durano nel tempo anche quando si credevano dissolti.
Questa vittoria, allora, è forse anche un piccolo segnale: si può ancora credere in romanzi che non inseguano le scorciatoie della narrazione facile. Si può ancora trovare spazio per voci nuove che non gridano ma scavano.
E quando queste voci vengono sostenute dai librai e dalle libraie, è più solo di una notizia da riportare. È un gesto che racconta qualcosa di preciso: come si costruiscono gli assortimenti e quali libri si scelgono quando si vuole che restino.
Il libro giusto, al momento giusto
E Come l’arancio amaro è un romanzo capace di “restare”. Per la sua narrazione stratificata, perché dà vita a ponti tra epoche e generazioni, e perché sa raccontare la resilienza femminile senza retorica.
Non è un libro che va letto “perché ha vinto”. Va letto perché riesce a essere insieme popolare e letterario, coinvolgente e profondo, pieno di vita e di assenze.
Dopo l’aggiudicazione del Premio Bancarella 2025 è chiaro che il romanzo di Palminteri non è stato solo una scommessa vinta, ma una scelta giusta.


