ALL’ARME! ALL’ARME! I PRIORI FANNO CARNE!

All’arme! All’arme! I priori fanno carne!, il nuovo saggio dello storico più amato dagli italiani, Alessandro Barbero, porta un titolo curioso, su cui vale la pena di soffermarsi. Nella Firenze medievale i priori – appartenenti alle corporazioni e tutti abbienti – erano i membri della giunta che governava la città. “Fare carne”, nel fiorentino di allora significava “ammazzare la gente”. Ed è proprio questo che i priori, rinchiusi a Palazzo Vecchio, stavano facendo nella notte del 20 luglio 1378:, quando tra violenze e torture uccidevano gli operai sospettati di aver fomentato i tumulti dei giorni precedenti.

Fu un orologiaio fiorentino, svegliato dalle grida dei seviziati, col grido “All’arme! All’arme! I priori fanno carne!”, a suonare l’allarme dando il via al tumulto dei Ciompi. Ma quella dei Ciompi fu solo una delle grandi rivolte popolari che scoppiarono nella seconda metà del Trecento anche in Francia, in Inghilterra, nel Canavese. E se alcune rivendicazioni potevano avere carattere millenaristico quando chiedevano l’abolizione in toto dell’aristocrazia, altre, fondate e realistiche, preannunciavano quei grandi cambiamenti sociali e politici che si sarebbero realizzati in epoca successiva.

Alessandro Barbero individua poi un curioso parallelismo tra le rivolte trecentesche e la grande stagione delle lotte sindacali e delle conquiste dei lavoratori negli anni Sessanta e Settanta: in entrambi i periodi si assisteva a un maggior benessere economico per le classi popolari. Alla fine del Medioevo la riduzione numerica della popolazione causata dalla peste aveva prodotto un innalzamento del tenore di vita dei salariati; gli anni Sessanta e Settanta rappresentano per l’Italia e l’Europa il pieno del boom economico seguito alla fine della Seconda guerra mondiale.

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