Grande viaggiatore, grande giornalista, Tiziano Terzani collabora per decenni con il periodico tedesco Der Spiegel, scrivendo solo saltuariamente per testate italiane come L’Espresso, il Corriere della Sera e Repubblica. Oggi è considerato, a ragione, uno dei massimi scrittori di viaggi del secolo scorso e una mente tra le più lucide, progressiste e non violente dell’attuale.
In occasione dei vent’anni dalla morte – avvenuta nel 2004, Longanesi, editore di tutti i suoi libri, pubblica la nuova edizione illustrata di uno dei più amati: UN INDOVINO MI DISSE, la cui prima uscita in libreria risale al 1995. Il volume, arricchito dalle foto scattate durante un viaggio in Asia durato un anno e con la prefazione di Angela Terzani Staude, è la cronaca di un percorso attraverso un intero continente: dal Laos alla Thailandia, dalla Birmania alla Cina, a Singapore, alle isole Malesi, alla Mongolia, alla Russia. A causa della profezia di un indovino cinese, che aveva raccomandato a Terzani di non prendere mai l’aereo, soprattutto nel 1993, anno in cui avrebbe corso il serio rischio di morire, l’intera tratta viene fatta senza mai salire su mezzi aerei: solo treni, navi, quando non, addirittura, le proprie suole. Il viaggio, fatto così, lentamente, passo dopo passo, illumina un’Asia diversa: non quella dei ministri, degli ambasciatori e delle grandi personalità, ma quella della gente comune. Nel corso di questo viaggio il giornalista fiorentino incontra un monaco buddista che lo avvicina a quella spiritualità che così a fondo connoterà gli anni successivi della sua vita.
Tiziano Terzani si cimenta con i reportages narrativi fin dal 1973, quando viene pubblicato PELLE DI LEOPARDO, resoconto della guerra in Vietnam dal 1972 al 1973 nel quale la narrazione degli eventi lascia emergere le speranze e la paura di coloro che dal conflitto sono coinvolti in prima persona.
Molti anni, molti viaggi ed alcuni libri dopo, Terzani si trova sul fiume Amur in Siberia, lungo il confine con la Cina quando, il 19 agosto del 1991, Gorbaciov viene deposto da un golpe, poi fallito. Il giornalista decide allora di affrontare un viaggio all’interno dell’URSS, attraverso la Siberia, l’Asia centrale e il Caucaso, per arrivare fino alla capitale, proprio mentre è in atto la dissoluzione dell’impero sovietico. È da queste fondamenta che nasce il reportage BUONANOTTE, SIGNOR LENIN, che viene dato alle stampe nel 1992.
In un periodo come questo, nel quale le guerre che ci eravamo abituati a percepire lontane ed estranee stanno diventando una minaccia concreta e vicina, vale la pena citare anche LETTERE CONTRO LA GUERRA. Pubblicato nel 2002, il libro raccoglie alcuni scritti di Terzani pubblicati sul Corriere della Sera all’indomani dell’11 settembre 2001, in risposta al lungo articolo di Oriana Fallaci, La rabbia e l’orgoglio, uscito sullo stesso quotidiano. Conscio da tempo dell’abisso culturale, ideologico e sociale apertosi tra Occidente e Oriente, attraverso queste lettere Terzani individua una sola possibile via d’uscita dall’odio, dalla discriminazione, dal dolore: la non violenza.
L’incessante ricerca della verità che caratterizza tutta l’esistenza dello scrittore si sposta nel frattempo, anche a causa del cancro che lo colpisce, dalla realtà esterna all’interiorità. Nel 2004, anno della sua morte, pubblica UN ALTRO GIRO DI GIOSTRA, nel quale racconta il periodo della malattia con un taglio profondamente spirituale: «A pensarci bene, dopo un po’ il viaggio non era più in cerca di una cura per il mio cancro, ma per quella malattia che è di tutti: la mortalità». L’istinto di ricerca che aveva connotato tutta la sua vita si è finalmente tradotto in un viaggio interiore, il viaggio di ritorno alle radici divine dell’uomo.
In una delle ultime interviste che rilascia prima di morire, alla domanda del regista Mario Zanot che gli chiede dove sia Dio, da che parte stia, risponde: «Dappertutto (…). Vede, questa di dire che Dio ha fatto l’uomo a sua immagine e somiglianza è una balla! È l’uomo che ha fatto Dio a sua immagine e somiglianza, l’ha messo su una nuvola. L’ha messo a giudicare. E gli ha attribuito tutte le più orribili emozioni umane. Questo Dio vendicativo, cattivo, che ti guarda sempre. Ma chi ha questi sentimenti? L’uomo, vendicativo, cattivo, orribile nei confronti dei suoi simili». Dio no, non può essere davvero così.
Il 12 marzo 2004, a pochi mesi dalla sua scomparsa, Tiziano Terzani scrive al figlio Fosco, che lo avrebbe raggiunto di lì poco a Orsigna, nelle campagne pistoiesi, il luogo dell’anima nel quale lo scrittore trascorre gli ultimi giorni della sua vita: «… e se io e te ci sedessimo ogni giorno e tu mi chiedessi le cose che hai sempre voluto chiedermi e io parlassi a ruota libera di tutto quello che mi sta a cuore, dalla storia della mia famiglia a quella del grande viaggio della vita? Un dialogo fra padre e figlio, così diversi e così uguali, un libro testamento che toccherà a te mettere insieme?».
Due anni dopo, nel 2006, esce LA FINE È IL MIO INIZIO, in cui il figlio Fosco riporta le parole del padre sulla sua infanzia, sull’amore, sul suo mestiere di giornalista, sulla famiglia. E poi, ancora, sui viaggi in Cina, in Thainlandia, in Giappone, sul senso dell’avventura, sul gusto della scoperta, sugli incontri, i luoghi, le illusioni della politica: ne emerge il ritratto vivido, valoroso e libero di un uomo che nella sua vita ha avuto, sempre, il coraggio di cercare sé stesso.