Nella società contemporanea il rapporto uomo-animale esprime una contraddizione irriducibile: da una parte c’è l’amore debordante, incontenibile per i nostri pet, spesso ridotti a caricature antropomorfiche con l’unico scopo di colmare le nostre solitudini; dall’altra una visione inflessibilmente antropocentrica traduce l’animale in oggetto, in cosa, giustificando così il sistema barbaro e feroce degli allevamenti intensivi.
Infine, la crisi climatica che noi stessi alimentiamo provoca la distorsione del rapporto uomo-animale selvatico: cinghiali, volpi, gabbiani, ma anche istrici, gufi, rospi, tassi, faine si avventurano nelle città, dove faticano meno a procacciarsi il cibo, con notevoli rischi per gli ecosistemi.
Una relazione così complessa, articolata e contraddittoria non poteva che suscitare un intenso dibattito. Si schiera dalla parte degli animali il grande filosofo australiano Peter Singer, fautore di una nuova forma di utilitarismo che include questi ultimi, dotati come sono al pari della specie umana della capacità di soffrire, tra gli esseri senzienti: «Da ateo posso dire che se gli animali sono macchine, anche gli umani lo sono. Anche noi abbiamo una corporeità che vive di stimoli e facoltà cognitive, emotive, affettive. O siamo tutti macchine o nessuno lo è». Dunque, in una logica non specista, i diritti vanno necessariamente estesi all’intera sfera dei viventi, con particolare attenzione agli animali e ai mammiferi superiori.
LA NUOVA LIBERAZIONE ANIMALE, uscito per la prima volta nel lontano 1975 e oggi pubblicato dal Saggiatore con la prefazione di Yuval Noah Harari, individua nella scelta vegetariana o, ancor meglio, vegana, il passo etico individuale improrogabile. L’uomo, unico tra i viventi dotato del λόγος nella sua accezione di ragione, intelletto, parola e pensiero, non può giustificare la prevaricazione violenta e spietata sull’animale. Il volume, aggiornato con le nuove evidenze scientifiche, rappresenta anche un’esortazione alle nuove generazioni affinché creino una società più giusta: occuparci del benessere degli animali significa disegnare un futuro migliore per tutti noi.
Anche le piccole esperienze personali possono avere un peso nelle grandi decisioni. Lo scrittore e divulgatore, esperto di foreste e di animali Daniele Zovi in CACCIA AL TOPO (Utet, 2023)racconta di come un particolare accadimento abbia modificato la sua percezione del mondo animale. Una sera, nella sua casa sull’altopiano di Asiago, l’autore si imbatte in un topolino che, al vederlo, invece che fuggire, se ne resta immobile, gli occhi fissi nei suoi. Questo scambio di sguardi genererà in Zovi domande e dubbi ineludibili: abbiamo davvero il diritto
di uccidere gli animali come facciamo, sia per nutrirci sia, addirittura, per divertirci? Perché, però, amiamo i nostri animali domestici quasi come se fossero persone? Quali sono i diritti e i doveri degli esseri umani nei confronti dei loro compagni di ecosistema?
Anche il foodblogger Lorenzo Biagiarelli, compagno di Selvaggia Lucarelli ed ex mangiatore di carne, in HO MANGIATO TROPPA CARNE (Cairo Editore, 2023) tra esperienze personali e lavoro giornalistico giunge alla conclusione che la relazione umani e animali possegga una valenza etica. E, nel caso del consumo della carne, è proprio la parte più nobile dell’uomo a uscire sconfitta, battuta dagli interessi delle lobby degli allevamenti intensivi. Conscio che il solo comportamento individuale non può intaccare radicalmente il sistema, Biagiarelli invita gli operatori del settore, gli chef, i food influencer a cercare di orientare l’opinione ed il comportamento dell’industria della ristorazione. Sarebbe sufficiente, per esempio, promuovere scelte diverse rispetto alle tradizionali, che fanno della carne una protagonista troppo ingombrante delle pietanze.
In tutto ciò, qual è l’opinione dei veterinari? In SALVARE GLI ANIMALI (Utet, 27 febbraio 2024), Giulia Corsini, che si dichiara non animalista, ma veterinaria nell’accezione più ampia del termine, spiega i nodi e svela i paradossi di questo rapporto antichissimo e imprescindibile, ammantato nella nostra epoca di idee comuni e miti spesso falsi o poco fondati. Il libro, scritto con la naturalezza del memoir e con il rigore del saggio, ci conduce in un “viaggio della verità” tra cliniche e giardini zoologici, riserve naturali e parchi cittadini, circhi e allevamenti, ciascun ambiente con i suoi specifici problemi pratici, morali e filosofici.
In conclusione, a chi sostiene che la sofferenza degli animali rappresenta un dato insignificante, si può rispondere con l’invettiva che il premio Nobel J.M. Coetzee mette in bocca a Elizabeth Costello, personaggio de LA VITA DEGLI ANIMALI (Adelphi, 2000 e 2003): «Non hanno una coscienza e dunque. Dunque cosa? Dunque siamo liberi di usarli per i nostri fini? Dunque siamo liberi di ucciderli?».