A dispetto dell’inarrestabile moltiplicarsi di famiglie di tipo non tradizionale e dell’impegno incessante da parte del movimento LGBTQ+, la società contemporanea continua ad omologare e a spiegare tutto in termini di eterosessualità. Va meglio nell’America del Nord, nell’Unione europea e in gran parte dell’America Latina rispetto al resto del mondo: ad oggi l’omosessualità è ancora reato in 65 paesi, cinque dei quali puniscono i rapporti consensuali omosessuali con la pena di morte.
Il racconto nel cinema, nelle arti visive e soprattutto in letteratura di esemplari umani nuovi, non riducibili all’eterosessualità, aiuta a introiettare nell’immaginario collettivo, forse anche più della folta saggistica sul tema, modelli più allargati e inclusivi.
È uscito il 12 aprile per i tipi di Fandango HIJRA, del giovane scrittore Saif ur Rehman Raja, origini pachistane ma in Italia dall’età di undici anni, limpido contro-racconto di formazione di un ragazzo omosessuale, troppo pakistano per gli italiani, troppo italiano per i pakistani, definito dal padre “hijra”, un mezzo uomo da virilizzare a forza di botte.
«Mia moglie ha dato vita a un hijra. Allah ha maledetto questa casa dandomi un mezzo uomo. Ti odio. Ora devierai anche gli altri due. Ora rovinerai i miei figli. Era meglio se te ne rimanevi lì, invece di venire qui in casa nostra».
«Mia moglie ha dato vita a un hijra. Allah ha maledetto questa casa dandomi un mezzo uomo. Ti odio. Ora devierai anche gli altri due. Ora rovinerai i miei figli. Era meglio se te ne rimanevi lì, invece di venire qui in casa nostra».
Quanto è difficile sentirsi accettati, riuscire a costruire una propria identità personale quando si vive in un mondo fatto di etichette e pregiudizi?
«Che sia tu, Pakistan, che mi sbatti in faccia il mio urdu poco colorito, basilare e dai vocaboli ridotti. Fammi pure sentire ospite temporaneo, non mi interessa. Accoglimi come nipote italiano. Preparami paste o pizze mostruose. Ricordami che non sono degno di rappresentarti. Che sono un traditore della patria. Io sono più di tutto questo. O che sia tu, Italia, che fuggi da me. Temi pure la mia pelle marrone, io non mi sento in colpa. Giudicami. Fammi sentire fortunato a vivere in un paese civile. Pretendi che ti ringrazi, fallo tutti i giorni. Come se mi avessi salvato la vita».
Fresco di uscita anche LE SIRENE DELLA NOTTE (Mondadori), opera prima della mestrina Diana Chiarin. Denis, in cui a parte il nome tutto il resto è femmina, vive e lavora a Mestre, schivando più che può un’umanità che detesta. Tra le poche persone alle quali vuole bene, c’è Anastasia, nata Angel, una transessuale che diventa la sua migliore amica.
«Quante cose abominevoli possiamo fare al nostro corpo. Io ne ho fatte, Anastasia ne ha fatte, ogni donna ne fa. Cerchiamo di assomigliare a qualcosa che nella nostra testa è perfezione, ma che nei fatti ci rende ibride, snaturate, delle sirene, metà animale e metà donna. Esseri belli nell’immaginario, eppure se li si guarda bene, senza filtri, al netto delle fantasie, nient’altro che mostri».
Quando ad un appuntamento Anastasia si presenta come Angel, i rapporti tra le due amiche assumono una nuova forma e occorrerà trovare un nuovo equilibrio sentimentale. Ma c’è spazio per le “sirene” a questo mondo?
NON CI SONO SOLO LE ARANCE, uscito nel Regno Unito nel 1985, nel ’99 in Italia, è il primo romanzo della scrittrice britannica Jeanette Winterson, oggi disponibile in un’edizione nuova di zecca della collana Oscar Moderni.
La storia, di chiara ispirazione autobiografica, racconta la scoperta da parte di una giovane donna della sua sessualità in un contesto di fanatismo religioso. Fin da quando è piccola si presume che Jeanette, figlia unica, adottata da una famiglia religiosissima appartenente alla comunità Pentecostale, diventerà una missionaria. Finché in un giorno qualunque, mentre accompagna la madre al mercato, Jeanette incontra un’adolescente che lavora alla bancarella del pesce con la quale nascerà una forte attrazione. Quando il fatto viene scoperto, Jeanette e l’amica saranno costrette a sottoporsi a un degradante processo di “pulizia”, una sorta di esorcismo.
Anche se a volte è stato definito un “romanzo lesbo”, Winterson si è opposta a questa etichetta:
«Non ho mai capito perché la narrativa etero dovrebbe essere per tutti, ma qualsiasi racconto abbia un personaggio gay o includa l’esperienza gay dovrebbe essere solo per i queer».
Sempre nel 2024 è uscito con l’editore Sellerio, a dieci anni dalla sua prima pubblicazione con altro titolo, IL MIO GATTO JUGOSLAVIA, dello scrittore finlandese Pajtim Statovci, romanzo che racconta un viaggio alla ricerca della propria identità nell’Europa degli anni Ottanta. Allo scoppio della guerra in Kosovo una famiglia musulmana fugge verso l’estremo Nord dell’Europa. Il figlio della coppia, Bekim, cresce dunque in Finlandia, un paese che accoglie a fatica, con diffidenza e durezza, chi viene da fuori. Se poi oltre a essere immigrati si è anche omosessuali, le cose peggiorano, tanto che Bekim, esclusi gli incontri occasionali, preferisce alla gente la sola compagnia di un gigantesco serpente boa lasciato a vagare libero per casa. Questo finché, in un gay bar, Bekim non incontrerà un gatto sprezzante e beffardo, affascinante e manipolatorio, che lo guiderà in un viaggio sconvolgente nel passato, verso il Kosovo e i suoi demoni, per dare un senso alla storia magica e crudele della sua famiglia.
Gli antichi greci, questo è un dato acclarato, erano molto più liberi di noi. L’omosessualità non era un tabù e si praticava senza particolari etichette o preconcetti. Lo sanno bene il poeta e scrittore Seán Hewitt e l’artista e interior designer Luke Edward Hall, entrambi britannici, che in 300.000 BACI. RACCONTI D’AMORE QUEER DAL MONDO ANTICO (Ippocampo) hanno messo insieme, ritradotti dall’uno e illustrati dall’altro, una raccolta di testi antichi che narrano l’amore omosessuale dell’epoca con lo sguardo dell’oggi. I due inglesi sono stati capaci di riportare in vita una bella parte della tradizione letteraria degli amori queer di epoca classica, comprendendo nella loro antologia non solo i celebrati versi di Omero, Saffo, Ovidio e Catullo, ma anche opere minori o disconosciute: poemi erotici, dialoghi intensi, dissertazioni filosofiche e persino il testo di un graffito salvato dalle rovine di Pompei.
Con queste letture festeggiamo il 17 maggio, Giornata internazionale contro l’omofobia, la transfobia e la bifobia.