• Roy Chen intervistato da Elizabeth Cappa per Fastbook

Intervista a Roy Chen: tre voci femminili contro Il grande frastuono del nostro tempo

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Cosa accade quando un autore israeliano, drammaturgo, traduttore e scrittore dalla voce profondamente teatrale, si siede in un’accogliente stanza del nostro Campus di Assago per raccontarci la genesi del suo romanzo Il grande frastuono (Giuntina)? Accade che si crea un momento intimo e potente, denso di riflessioni sull’identità, sul linguaggio e sulla possibilità — o forse illusione — del silenzio nel nostro mondo iperconnesso.

Abbiamo avuto il piacere di incontrare Roy Chen, autore raffinato e già noto per la sua opera teatrale e per le traduzioni dal russo, in una intervista esclusiva per Fastbook. Un confronto appassionato, diretto e coinvolgente, che vi invitiamo a rivedere nella sua forma integrale sulla nostra pagina Facebook.

Copertina Il grande frastuono di Roy Chen, Giuntina

Tre donne, tre voci, un solo caos

Il romanzo Il grande frastuono si struttura attorno a tre protagoniste femminili: Gabriela, adolescente introversa e musicista classica; Noa, madre logorroica e inquieta; e Tzipora, nonna geniale e fuori di testa, traduttrice di Joyce, dotata di una voce così nitida da ricevere — forse — una chiamata divina. Tre generazioni che si fronteggiano e si incontrano in un Israele caotico, segnato da tensioni religiose, tecnologiche e familiari.

Chen ci ha raccontato di aver “sentito” questo libro più che scritto: ogni personaggio ha una propria melodia, un proprio tempo interno. Gabriela, in fuga dal rumore e dai cellulari, attraversa la città con un violoncello sulle spalle e l’orecchio allenato a cogliere sfumature, armonie, dissonanze. Noa affronta un silenzio forzato in un ritiro nei pressi di Gerusalemme — dono che suona come condanna. Tzipora, infine, vive una solitudine fatta di letteratura e cinismo, ma qualcosa — o qualcuno — bussa alle sue certezze. E così la narrazione scivola, senza fratture, in una dimensione surreale, profetica, quasi mistica.

Il silenzio come ribellione

Uno degli elementi chiave dell’intervista è stata la riflessione sul silenzio come forma di resistenza. Roy Chen racconta che, in un mondo dove “abbiamo il controllo solo quando abbiamo un telefono in mano”, ha scelto di costruire una narrazione priva di dispositivi, dove i personaggi sono costretti a confrontarsi con sé stessi, con il passato e con ciò che li circonda. Ogni storia personale è anche una riflessione politica, culturale, esistenziale.

Il titolo originario del romanzo, ci rivela Chen, avrebbe potuto essere Tre donne senza telefono. Una provocazione, certo, ma anche una dichiarazione d’intenti. Eliminare la connessione digitale significa riscoprire una connessione più profonda, più autentica, con il tempo, con lo spazio e con le relazioni reali.

Una scrittura che nasce dal teatro

La scrittura di Chen è dichiaratamente teatrale. Ogni voce femminile è costruita con precisione ritmica e musicale, eredità del suo lavoro con gli attori e le attrici. E proprio per questo, sottolinea, la traduzione italiana è riuscita a mantenere la “musica del testo”, restituendo le sfumature di ogni personaggio. Ogni frase ha un tempo preciso, ogni battuta un respiro interno. Non è solo questione di stile, ma di struttura profonda: Chen scrive come se stesse dirigendo una partitura, assegnando a ciascuna protagonista un ruolo solista in un trio cameristico.

Israele, Tel Aviv e la pace quotidiana

Sebbene Il grande frastuono possa essere letto come una parabola universale, Israele è parte integrante della sua ossatura narrativa. Chen, che pubblica il libro in Israele prima della guerra, descrive Tel Aviv come una Babilonia moderna, viva, inclusiva, dove le lingue si intrecciano e le manifestazioni del sabato sono ancora un segno di speranza. Gerusalemme, al contrario, è il luogo del raccoglimento, del confronto spirituale, del peso della tradizione.

Roy Chen ci offre anche una riflessione personale che ha il sapore dell’impegno quotidiano: “Ogni giorno mi chiedo: cosa ho fatto oggi per la pace?”. È una domanda che scardina il lettore, riportando la dimensione etica della scrittura a un piano semplice, diretto, concreto.

Un invito alla lettura (e all’ascolto)

Chi ama la narrativa contemporanea internazionale non può perdersi Il grande frastuono. È un libro che parla al cuore, ma con il rigore e la profondità della grande letteratura. Un romanzo che mette in scena la vita e ci invita ad ascoltare ciò che resta del silenzio. Un libro che riesce a unire tensione narrativa e riflessione interiore, racconto generazionale e allegoria collettiva.

Se vi siete persi l’intervista, potete rivederla integralmente qui:

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