W LA REPUBBLICA!

Il passaggio da una visione religiosa a una visione laica della politica avviene in Grecia tra il V e il IV secolo aC e prende forma organica e compiuta con Platone, che ne La Repubblica, scritto tra il 380 e il 370 a.C., delinea una società ideale. In epoca moderna, con il termine “repubblica” si allude alla forma di governo in cui la sovranità appartiene al popolo piuttosto che a un sovrano.

L’Italia diventa Repubblica nel ’46, con un referendum a suffragio universale, nel quale per la prima volta le donne conquistano diritto di voto grazie anche al loro ruolo, mai riconosciuto fino in fondo, nella lotta partigiana contro il nazifascismo.

A questo proposito, LA RESISTENZA DELLE DONNE, un libro di Benedetta Tobagi uscito lo scorso anno, continua a suscitare interesse proprio perché ricostruisce “un album di famiglia della nascita della Repubblica italiana in cui sono rimesse al loro posto le pagine strappate o sminuite: le pagine che vedono protagoniste le donne.”

Anche il volume DONNE DELLA REPUBBLICA, introduzione di Dacia Maraini, con le sue quindici biografie di donne dell’epoca, da Tina Anselmi a Nilde lotti, da Lina Merlin a Camilla Ravera, da Alba de Céspedes a Anna Magnani, resta di grande attualità, capace com’è di restituire la portata simbolica e politica dell’estensione del voto alle donne.

Ma la storia della nostra Repubblica, a partire dalla sua nascita, si intreccia profondamente con quella della Costituzione italiana entrata in vigore il 1° gennaio del 1948. E qual è il destino attuale di questa nostra preziosa, insuperata Costituzione? Continua e essere il faro che guida la strada di noi tutti?

Il costituzionalista Gustavo Zagrebelski, professore emerito all’Università di Torino, in libreria da alcune settimane con il suo nuovo lavoro, TEMPI DIFFICILI PER LA COSTITUZIONE, non è ottimista e ritiene che oggi siano gli stessi studiosi della nostra carta costituzionale a cercare, commettendo un imperdonabile errore, di cambiarne il volto. Talvolta, gli pare che questi giuristi siano, più che costituzionalisti, dei semplici ideologhi, degli opinionisti, oppure dei politici se non addirittura dei politicanti che usano la Costituzione come un mezzo e non come il fine, che è, o dovrebbe essere, la convivenza tra i cittadini, senza sopraffazione e senza violenza.

Anche Gherardo Colombo, scrittore ed ex magistrato noto per celebri inchieste come quelle sulla Loggia P2, il delitto Ambrosoli e Mani Pulite, grande divulgatore dei valori della legalità e della Costituzione italiana è preoccupato per le sorti della Costituzione. In ANTICOSTITUZIONE, in libreria dagli inizi di quest’anno, Colombo riscrive in modo provocatorio alcuni dei principali articoli del nostro statuto, ne smaschera le mancate promesse, ne illumina i punti ciechi. E ci costringe a rileggerlo con occhi nuovi e a riflettere su quale sia la strada da imboccare per costruire una società davvero più giusta.

Invece, la nostra Costituzione, così bella, così vibrante, inarrivabile espressione di umanesimo, dovrebbe permeare le nostre esistenze e guidare non solo la politica, ma anche le nostre scelte individuali. Dovremmo averne tutti una copia in casa: il suo testo integrale, COSTITUZIONE DELLA REPUBBLICA ITALIANA, è disponibile per le edizioni Simone a € 3,50.

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