LONG LIFE BOOKS

Eccoci con una rubrica nuova di zecca dal titolo LONG LIFE BOOKS. Perché cedere alla tentazione dell’inglesismo, vi chiederete? Be’, è un peccato che abbiamo commesso fin dalla nascita, quando ci siamo voluti battezzare Fastbook. Non facciamo altro che reiterare il reato…

I nostri Long life books non sono né bestseller né long seller. Certamente hanno dimostrato una certa longevità, però, e un costante buon gradimento presso l’onorevole consesso di lettrici e lettori: i Long life books di Fastbook sono libri di non recentissima uscita che continuano a parlare a chi li legge, pur senza godere della notorietà e dell’attenzione che meriterebbero. O, a volte, senza godere del posto che certamente valgono nelle librerie di casa o sugli scaffali, offerti agli occhi degli avventori, in libreria.

In questa prima puntata della rassegna (che cadrà ogni paio di settimane e toccherà sia libri per adulti che per più giovani menti), ci muoviamo tra il sacro (la letteratura) e il profano (lo humor), con due soli, ottimi testi.

Un giovane milite della Guardia ferroviaria di Asti, Cesco Magetti, riceve nel 1944 un ordine all’apparenza assurdo, ordine dietro al quale si nasconderebbe nientemeno che il Führer in persona – ma Cesco questo non lo sa: redigere un’accurata mappa della rete ferroviaria del Messico. Il giovane, che non ha mai messo il naso fuori dalla provincia di Asti, per dar seguito al suo ineludibile compito, si mette sulle tracce di un certo libro che, a detta di una bella bibliotecaria, lo potrà aiutare.

Si avvia così il romanzo Ferrovie del Messico, di Gian Marco Griffi (Laurana editore, nella collana Fremen curata da Giulio Mozzi)

Lo scrittore, traduttore e conduttore radiofonico Marco Drago, nella postfazione al romanzo individua come padri letterari di questo testo fluviale (oltre 800 pagine) autori «enciclopedici» come Gadda, James Joyce, Borges, Henry Miller, Thomas Pynchon, che hanno scritto vere e proprie opere-mondo. In un’epoca frettolosa come la nostra, che premia brevità, rapidità, fuggevolezza (pensiamo alle stories di Instagram e Facebook), che fa della l’immediatezza costi quel che costi un valore, il fatto che un romanzo tanto copioso continui a vivere a distanza di poco meno di due anni dalla sua pubblicazione, è di per sé significativo. Certo, per la contemporaneità ci sono i libri di Hanya Yanagihara, primo fra tutti Una vita come tante, o Infinite Jest, di David Foster Wallace, o il più “facile” Shantaram, di Gregory David Roberts. Ma per spiegare la benevolenza del pubblico nei confronti di Ferrovie del Messico ci appoggiamo alle parole con cui Alessandro Barbero lo ha presentato agli Amici della domenica (il libro è entrato nella dozzina del Premio Strega 2023): «Ferrovie del Messico merita di essere candidato al Premio Strega per la novità, e l’ambizione, del concetto e della trama, come per la qualità della scrittura: il romanzo è scritto in una lingua versatile e mutevole, spesso apparentemente orale ma in realtà letteratissima, che attinge a tutte le risorse dell’italiano, delle parlate regionali, dei linguaggi specialistici, e financo a gerghi furfanteschi e fantastici… In un panorama letterario come quello italiano, che sembra oggi dividersi tra il racconto quasi giornalistico di “storie vere”, possibilmente tragiche, e il rimuginamento sull’eterna crisi della famiglia borghese, Ferrovie del Messico si staglia con un’originalità che merita di essere segnalata». Si può riassumere in poche parole la trama di un libro tanto lungo? Si può, perché a dispetto degli infiniti rivoli in cui il fiume si divide, la scrittura è lineare, la barra si mantiene dritta e dopo essersi più e più volte persi ci si ritrova.

Allegro ma non troppo, dello storico economico Carlo M. Cipolla che insegnò sia in Italia che negli Stati Uniti, esce per la prima volta nel 1988 con Il Mulino. Il volume racchiude due saggi satirici pubblicati per la prima volta in forma di libello in lingua inglese nel 1973 e nel 1976, e destinati a una ristretta cerchia di amici. Certo, ai tempi, non doveva venir facile attribuire all’austero e rigoroso studioso un tale divertissement, ma tant’è. Pepe, vino (e lana) come elementi determinanti dello sviluppo economico nell’età di mezzo, la prima parte del volumetto,mette in parodia la storia economica e sociale del Medio Evo: è alla scarsa reperibilità del pepe in Europa dopo la caduta dell’Impero Romano che Cipolla collega il calo demografico e addirittura la prima crociata organizzata da Pietro l’eremita, quest’ultimo molto incline ai cibi piccanti.

Nella seconda parte, Le leggi fondamentali della stupidità umana, Cipolla che, è evidente, usa l’umorismo per far digerire certe verità antipatiche, indica i vari livelli di stupidità umana e li illustra con tanto di grafico cartesiano. Ma eccole.

Prima legge: Sempre e inevitabilmente ognuno di noi sottovaluta il numero di individui stupidi in circolazione.

Seconda legge: La probabilità che una certa persona sia stupida è indipendente da qualsiasi altra caratteristica della persona stessa.

Terza legge: Una persona stupida è una persona che causa un danno ad un’altra persona o gruppo di persone senza nel contempo realizzare alcun vantaggio per sé od addirittura subendo una perdita.

Quarta legge: Le persone non stupide sottovalutano sempre il potenziale nocivo delle persone stupide. In particolare, i non stupidi dimenticano costantemente che in qualsiasi momento e luogo, ed in qualunque circostanza, trattare e/o associarsi con individui stupidi si dimostra infallibilmente un costosissimo errore.

Quinta legge: La persona stupida è il tipo di persona più pericoloso che esista.

Vale la pena studiarle per bene, queste leggi fondamentali di Carlo M. Cipolla, per ridere consapevolmente non solo degli altri, ma anche, più ancora, di noi stessi.

Vai all’indice del Blog