Amélie Nothomb e L’impossibile ritorno tra presente, memoria e identità
Amélie Nothomb è una delle voci più originali e affascinanti della letteratura contemporanea: scrittrice prolifica, dalla voce unica, è capace di scavare con ironia e profondità nei temi più squisitamente umani. Il suo nuovo romanzo, L’impossibile ritorno, pubblicato in Italia da Voland, si inserisce perfettamente nel solco della produzione letteraria della scrittrice belga, raccontando un viaggio che è molto più di un semplice spostamento geografico: è un confronto intimo con sé stessa, con il passato e con le proprie radici.
La commedia umana di Amélie Nothomb
Non è un singolo libro, ma l’intero universo narrativo di Amélie Nothomb a costruire una vera e propria ‘commedia umana’. Il suo stile ironico e aggraziato, a tratti perfino spiazzante, esplora le dinamiche della società e della persona con un approccio originale e sfrontatamente onesto. Non sorprende che tra i suoi autori più amati vi sia proprio Honoré de Balzac, autore della celebre Comédie humaine, che con la sua opera ha offerto una rappresentazione sfaccettata dell’animo umano e delle sue molteplici sfumature.

Un ritorno che non è mai davvero possibile
In L’impossibile ritorno, Nothomb affronta il tema del ritorno a un luogo dell’anima: il Giappone, dove ha trascorso l’infanzia e che ha segnato profondamente la sua esistenza. Ma tornare in un posto così carico di significati non può essere un’esperienza neutrale. Il viaggio con l’amica fotografa Pep diventa l’occasione per un confronto serrato con le proprie emozioni, con il tempo che è passato e con ciò che è cambiato, dentro e fuori di lei.
Attraverso una narrazione ricca di dettagli – dalle navette Hello Kitty ai templi di Kyoto, all’albergo di Tokyo infestato (forse) dagli acari – il Giappone interiore di Nothomb, il Giappone del ricordo, incontra e scopre quello del presente. Lo rivela.
L’intervista con Fastbook
Durante la diretta organizzata da Fastbook, disponibile su Facebook (link alla diretta), Amélie Nothomb ha raccontato il suo rapporto con il viaggio, con la scrittura e con il concetto stesso di ritorno. Ha parlato della sua “allergia alle partenze”, della ricerca di un luogo immutabile in cui fermarsi, e del modo in cui il Giappone continua a esercitare un fascino profondo su di lei.
Tra gli aspetti più interessanti dell’intervista, spicca il suo legame con la figura del padre, il modo in cui la sua memoria influisce ancora oggi sulla sua scrittura e sulla percezione di sé. Nothomb ha raccontato come, paradossalmente, dopo la morte di lui sia riuscita a conseguire una maggiore intimità con la sua figura: la relazione non si è spenta, ma si è evoluta, crescendo in profondità. Un rapporto che, anziché affievolirsi, ha acquisito una nuova dimensione, più stretta e consapevole, permettendole di dialogare con la memoria di suo padre in un modo ancora più profondo.

La scrittrice si è anche espressa sul concetto di kensho, una sorta di illuminazione estemporanea che sorge all’improvviso e può durare anche diverse ore. Il kensho che ha sperimentato nel corso del viaggio ha giocato un ruolo fondamentale nel suo processo di riappropriazione del passato.
Un tassello prezioso nell’opera di Amélie Nothomb
Come sempre, la scrittura di Amélie Nothomb è capace di trasmettere una vasta gamma di emozioni. L’impossibile ritorno non è solo un libro su un viaggio in Giappone, ma rappresenta un ulteriore, fondamentale tassello dell’universo narrativo della scrittrice belga. Che con la sua prosa affilata e il suo sguardo capace di cogliere il lato più profondo e contraddittorio dell’animo umano, ci offre una riflessione sulla memoria e sull’identità, ma anche sulla natura effimera dei luoghi che abitiamo e sul modo in cui il tempo trasforma tutto, persino ciò che credevamo immutabile.
Per chi poi si avvicinasse per la prima volta a Nothomb, questo libro può rappresentare un’ottima porta d’ingresso per scoprire una delle autrici più originali della letteratura contemporanea.